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giovedì 6 dicembre 2012

Corruzione Italia: nove punti per fermare il declino


L’Italia si distingue ancora negativamente nel nuovo rapporto  CPI 2012, l’indice di Transparency International che misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e politico a livello globale - da quest’anno rinnovato nella metodologia, più solida e certa: Italia al 72° posto su 174 con un punteggio di 42 su 100. Come si legge nel comunicato stampaanche quest’anno dunque l’Italia rimane in fondo alla classifica europea della trasparenza, accompagnata da Bulgaria e Grecia, con un voto ben lontano dalla sufficienza e soprattutto dai Paesi ritenuti più etici: Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda (tutti e tre con un voto di 90/100).

Corruzione, opacità, scarsi livelli di integrità, uniti a deboli sistemi di controllo e valutazione non comportano “solamente” una mancanza di moralità ed eticità nella governance del Paese, ma hanno un impatto negativo devastante sull’economica e la credibilità dell’intero sistema Paese: la Corte dei Conti ha stimato che ogni punto in meno nel CPI pesa in maniera grave sugli investimenti esteri, che fuggono anche a causa dell’indeterminatezza e opacità delle regole. Nell’ultimo rapporto del 2012 la Corte ha inoltre denunciato come la corruzione sia in grado di far lievitare i prezzi delle grandi opere pubbliche fino al 40% in più”.

Il comitato italiano indica nove punti ai politici per migliorare la trasparenza ed affidabilità:

1-      Definire la responsabilità giuridica dei partiti, più rigoroso profilo rispetto a quello già previsto dalla legge n.6 luglio del 2012.

2-      Totale trasparenza dei finanziamenti privati e dei rimborsi pubblici

3-      Adozione di sistemi di controllo interni efficaci e indipendenti

4-      Codici di condotta e sistemi di sanzionatori interni

5-      Definizione del numero massimo di mandati, massimo 2-3

6-      Pubblicità dei redditi e dei CV dei candidati

7-      Obbligo di gratuità per eventuali consulenze

8-      Inibizione per i parenti a trattare con la PA

9-      Cumulo di incarichi

 

Seconda la presidente di Transparency International Italia M. T. Brassiolo “Il Governo presente e quelli futuri dovranno mantenere l’anticorruzione in cima alla loro agenda politica: non siamo solo noi addetti del mestiere a richiederlo, ma i cittadini e le imprese che non ne possono più di veder distrutto il frutto del loro lavoro per corruzione o negligenza nell’uso delle risorse pubbliche”.

I cittadini, pur mostrando una sfiducia dilagante nell’operato della politica e, in particolar modo, dei partiti, richiedono allo stesso tempo un rinnovato impegno per riformare e modernizzare il Paese sui pilastri della legalità, della trasparenza e della responsabilità. Del Monte, project officer di TI-Italia, sottolinea come “i cittadini si sentano chiamati in causa e vogliono essere protagonisti del cambiamento. La loro partecipazione non può essere limitata al solo momento elettorale, ma può e deve diventare più incisiva e costante, anche grazie ai nuovi impegni in materia di governo aperto assunti dal nostro Paese”.

Le regole etiche alle quali Transparency International Italia intende chiedere l'adesione dei futuri candidati alle elezioni politiche regionali, nazionali ed europee si inseriscono in un processo di costruzione di una classe politica europea già in atto: "Dall'Unione Europea - osserva Nicoletta Parisi - proviene la richiesta di standard elevati di democrazia interna dei partiti, di responsabilità, di trasparenza, di condivisione dei valori dello Stato di diritto”.

Anche il sondaggio svolto internamente da TI-Italia fra i suoi soci e sostenitori conferma il giudizio negativo del CPI su settore pubblico e classe politica, sicuramente enfatizzato dai molti recenti scandali. Ritorna tuttavia un dato importante e per noi positivo: i cittadini si sentono protagonisti del contrasto alla corruzione. Che sia la sfiducia nelle istituzioni o un ritrovato senso civico, alla domanda su chi debba essere il leader della lotta alla corruzione, quasi il 30% risponde i Cittadini; seguono il Governo (25%) e, molto distante, la Magistratura (14%).

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