L’Italia si distingue ancora negativamente nel nuovo
rapporto CPI 2012,
l’indice di Transparency International che misura la percezione della corruzione
nel settore pubblico e politico a livello globale - da quest’anno rinnovato
nella metodologia, più solida e certa: Italia al 72° posto su 174 con un
punteggio di 42 su 100. Come si
legge nel comunicato stampa “anche quest’anno dunque l’Italia
rimane in fondo alla classifica europea della trasparenza, accompagnata da
Bulgaria e Grecia, con un voto ben lontano dalla sufficienza e soprattutto dai
Paesi ritenuti più etici: Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda (tutti e tre con
un voto di 90/100).
Corruzione, opacità, scarsi livelli di integrità, uniti a
deboli sistemi di controllo e valutazione non comportano “solamente” una
mancanza di moralità ed eticità nella governance del Paese, ma hanno un
impatto negativo devastante sull’economica e la credibilità dell’intero sistema
Paese: la Corte dei Conti ha stimato che ogni punto in meno nel CPI pesa in
maniera grave sugli investimenti esteri, che fuggono anche a causa dell’indeterminatezza
e opacità delle regole. Nell’ultimo rapporto del 2012 la Corte ha inoltre
denunciato come la corruzione sia in grado di far lievitare i prezzi delle
grandi opere pubbliche fino al 40% in più”.
1-
Definire
la responsabilità giuridica dei partiti, più rigoroso profilo rispetto a quello
già previsto dalla legge n.6 luglio del 2012.
2-
Totale
trasparenza dei finanziamenti privati e dei rimborsi pubblici
3-
Adozione
di sistemi di controllo interni efficaci e indipendenti
4-
Codici
di condotta e sistemi di sanzionatori interni
5-
Definizione del numero massimo di mandati,
massimo 2-3
6-
Pubblicità dei redditi e dei CV dei
candidati
7-
Obbligo di gratuità per eventuali consulenze
8-
Inibizione per i parenti a trattare con la
PA
9-
Cumulo di incarichi
Seconda la presidente di Transparency International Italia
M. T. Brassiolo “Il Governo presente e quelli futuri dovranno mantenere
l’anticorruzione in cima alla loro agenda politica: non siamo solo noi addetti
del mestiere a richiederlo, ma i cittadini e le imprese che non ne possono più
di veder distrutto il frutto del loro lavoro per corruzione o negligenza
nell’uso delle risorse pubbliche”.
I cittadini, pur mostrando una sfiducia dilagante
nell’operato della politica e, in particolar modo, dei partiti, richiedono allo
stesso tempo un rinnovato impegno per riformare e modernizzare il Paese sui
pilastri della legalità, della trasparenza e della responsabilità. Del Monte,
project officer di TI-Italia, sottolinea come “i cittadini si sentano chiamati
in causa e vogliono essere protagonisti del cambiamento. La loro partecipazione
non può essere limitata al solo momento elettorale, ma può e deve diventare più
incisiva e costante, anche grazie ai nuovi impegni in materia di governo
aperto assunti dal nostro Paese”.
Le regole etiche alle quali Transparency International
Italia intende chiedere l'adesione dei futuri candidati alle elezioni politiche
regionali, nazionali ed europee si inseriscono in un processo di costruzione di
una classe politica europea già in atto: "Dall'Unione Europea - osserva
Nicoletta Parisi - proviene la richiesta di standard elevati di democrazia
interna dei partiti, di responsabilità, di trasparenza, di condivisione dei
valori dello Stato di diritto”.
Anche il sondaggio svolto internamente da TI-Italia fra i
suoi soci e sostenitori conferma il giudizio negativo del CPI su settore
pubblico e classe politica, sicuramente enfatizzato dai molti recenti scandali.
Ritorna tuttavia un dato importante e per noi positivo: i cittadini si sentono
protagonisti del contrasto alla corruzione. Che sia la sfiducia nelle
istituzioni o un ritrovato senso civico, alla domanda su chi debba essere il
leader della lotta alla corruzione, quasi il 30% risponde i Cittadini; seguono
il Governo (25%) e, molto distante, la Magistratura (14%).
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