Il settore della concia vicentina ha subito negli ultimi tempi un duro attacco alla sua immagina, a causa degli scandali inerenti l'evasione fiscale di milioni di euro di alcune ditte e aziende della Val di Chiampo, e per la crisi generale che sta ancora colpendo il mondo occidentale, ed italiano in particolare.
Ho avuto l'occasione di incontrare il presidente del settore, il dottor Peretti, titolare del gruppo Peretti, e alcune altre importanti figure che guardano alla concia come un settore fondamentale del 'made in Italy' e della crescita di quest'area della provincia di Vicenza.
Ho avuto ancora una volta la possibilità di conoscere più a fondo un ulteriore ambito industriale che vede in Vicenza delle eccellenze troppo spesso dimenticate dai riflettori dei media nazionali, meritovoli, invece, di un'attenzione e di una valorizzazione che non va lasciata ai soli addetti.
Non a caso la famosissima Apple (+ABC News +Leslie Grandy) ha scelto due ditte di quest'area per produrre le 'cover' dei milioni di tablet realizzati dalla casa di Cupertino.
Qui il link alla rivista 'Industria vicentina' dove a pag. 4 c'è il focus da me scritto.
buona lettura:
http://www.assind.vi.it/notiziario/istituzionale.nsf/codice/189-109
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venerdì 21 dicembre 2012
lunedì 17 dicembre 2012
Prima donna al governo in Corea del Sud?
Il prossimo 19 dicembre ci saranno le ultime elezioni del 2012: in Corea del Sud si apre la corsa alle presidenziali per la guida del governo di un paese che è riuscito in pochi decenni ad essere la 11° economia del pianeta (dati OECD). Diversi i nome di marchi che hanno reso famoso questo stato, prima fra tutti la Samsung. non ultimo il divertente e banale balletto apparso su youtube 'Gangnam style' che ha portato in pochi giorni milioni di visite.
Un paese che sta rallentando leggermente la sua strabilinate crescita, ma che con il suo 3,8% di Pil (secondo il centro di ricerca di HSBC) è lontanissimo dagli standard di crescita occidentali.
Oggi i due sfidanti sono Park Geun-hye, figlia del vecchio generale assassinato nel 1979, che aveva iniziato il grande rilancio della nazione, rappresentante del partito di centro-destra del Saenuri e Moon Jae-in, avvocato e attivista dei diritti umani, rappresentante del partito di centro-sinistra Democratic United Party.
Secondo il Time la candidata si porta il peso dell'eredità del padre, autoritario leader scampato ad un attentato, in cui perse la vita la moglie nel 1974, ma non a quello di un generale che lo assassinò nel 1979. Lei ha dichiarato: "proprio perchè conosco bene mio padre so anche quali sono le differenze tra me e lui, tra la mia politica e la sua visione".
La Corea del Sud, che si trova al 108° posto della classifica del World Economic Forum sulla differenza di genere, farebbe un posso storico nel proclamare la vittoria alla prima ed unica candidata donna. Secondo gli analisti il partito di Park troverebbe proseliti nella classe media e tra gli over 50enni, mentre i giovani sarebbeero più vicino al candidato di centro-sinistra.
Park è una donna single e senza figli, in un mondo dove le donne sono emarginate nel lavoro, dove il loro salraio è 39% inferiore a quello degli uomini. Ha puntato molto sul combattere la discriminazione sulle donne, aumentare i benefici sulla maternità e il supporto alle donne-madri.
Anche l'aspetto geopolitico rileva un importante aspetto che recentemente è tornato alla ribalta. La crescita impetuosa della Cina, la crisi economica del Giappone e il suo ritorno patriottico, l'emergere e il consolidarsi delle altre economie del sud est asiatico, come Vietnman, Indonesia e Filippine.
Entrambi i candidati si presentano come 'il cambiamento'.
vedremo a breve chi otterrà il maggior credito sul cambiamento promesso di cui ha bisogno veramente il paese.
Un paese che sta rallentando leggermente la sua strabilinate crescita, ma che con il suo 3,8% di Pil (secondo il centro di ricerca di HSBC) è lontanissimo dagli standard di crescita occidentali.
Oggi i due sfidanti sono Park Geun-hye, figlia del vecchio generale assassinato nel 1979, che aveva iniziato il grande rilancio della nazione, rappresentante del partito di centro-destra del Saenuri e Moon Jae-in, avvocato e attivista dei diritti umani, rappresentante del partito di centro-sinistra Democratic United Party.
Secondo il Time la candidata si porta il peso dell'eredità del padre, autoritario leader scampato ad un attentato, in cui perse la vita la moglie nel 1974, ma non a quello di un generale che lo assassinò nel 1979. Lei ha dichiarato: "proprio perchè conosco bene mio padre so anche quali sono le differenze tra me e lui, tra la mia politica e la sua visione".
La Corea del Sud, che si trova al 108° posto della classifica del World Economic Forum sulla differenza di genere, farebbe un posso storico nel proclamare la vittoria alla prima ed unica candidata donna. Secondo gli analisti il partito di Park troverebbe proseliti nella classe media e tra gli over 50enni, mentre i giovani sarebbeero più vicino al candidato di centro-sinistra.
Park è una donna single e senza figli, in un mondo dove le donne sono emarginate nel lavoro, dove il loro salraio è 39% inferiore a quello degli uomini. Ha puntato molto sul combattere la discriminazione sulle donne, aumentare i benefici sulla maternità e il supporto alle donne-madri.
Anche l'aspetto geopolitico rileva un importante aspetto che recentemente è tornato alla ribalta. La crescita impetuosa della Cina, la crisi economica del Giappone e il suo ritorno patriottico, l'emergere e il consolidarsi delle altre economie del sud est asiatico, come Vietnman, Indonesia e Filippine.
Entrambi i candidati si presentano come 'il cambiamento'.
vedremo a breve chi otterrà il maggior credito sul cambiamento promesso di cui ha bisogno veramente il paese.
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lunedì 10 dicembre 2012
Familismo clientelare uccide l'Italia
Dal ‘familismo amorale’ al ‘familismo clientelare’. Oggi vale la fedeltà e affidabilità della propria cerchia di familiari e amici per fare affari. Mi
sembra sintetizzabile, per il nostro paese, in questo sottile passaggio il
cuore del libro dell’ormai noto e telegenico economista italo-americano Luigi Zingales, “Manifesto capitalista”,
uscito da pochi mesi e già ai vertici del mercato editoriale e soprattutto
forte stimolo alle apparizioni pubbliche del nostro economista della Chicago
Booth Business School.
Il titolo originale in americano, e quindi per il mercato d’oltreoceano,
è molto più accattivante e centrato sull’obiettivo: “A capitalism for the
people”. Abbiamo bisogno di un capitalismo per la gente, per la crescita del
benessere di un popolo, non dei ‘soliti noti’. Come titola il paragrafo finale:
un sistema capitalistico per il mercato e non per il business.
L’economista, che ha un invidiabile CV ed è uno dei tanti ‘cervelli
italiani’ fuggiti all’estero e che stanno riscattando l’immagine del nostro Paese
nel mondo, e recentemente inserito tra i 100 pensatori più influenti al mondo
da Foreign
Policy, centra la sua analisi sul modello americano, cogliendone tutti i
rischi e gli errori che nel recente passato ne hanno minacciato la solidità e
affidabilità. Non a caso il suo ‘incipit’ si riferisce alla eccezionalità
americana, cioè i suoi fattori storici, geografici, culturali e istituzionali, e
allo schema ideale di Horazio
Alger, il famoso scrittore che ha descritto centinaia di storie di successo
in suolo americano, come di un terreno da recuperare.
La grande accusa di Zingales, che fondamentalmente parla al mondo
americano, è il cancro del clientelismo penetrato nel sistema capitalistico
statunitense, attraverso il crescente potere delle lobbies, della caduta del
criterio del merito, dell’indebolimento del sistema educativo.
Se parlare di capitalismo americano significa evocare anche
in Italia un modello cercato, imitato e invidiato nel passato, oggi la crisi
dei famosi subprime nel 2008 ha
indebolito la fiducia in quel sistema, che ha prodotto tanti danni anche nella nostra
Italia.
Alla fine del testo, che si legge con molta facilità,
mescolando dati scientifici e aneddoti personali, è presente un capitoletto per
l’edizione italiana. È la parte più interessante. Ed è la tesi più dura da
digerire: l’Italia manca di cultura di legalità, di merito, di fiducia e di
cooperazione. Ecco perché ho parlato di ‘familismo clientelare’, perché, come
dice Zingales, “si trovano le migliori segretarie e i peggiori dirigenti”, “vince
al fedeltà sulla competenza”, “è più importante chi conosci piuttosto di cosa
conosci”, “prevale la cultura della furbizia invece che quella dell’onestà”, perché
“in Italia il delitto paga” e non è punito. L’Italia del miracolo è diventata
quella del declino e perché si chiede l’autore? Per due rilevanti motivi: c’è
un sistema di valori, di mancanza di etica, dovuto ad un numero esorbitante di
norme per cui “nessuno si sente completamente dalla parte del diritto”, “e se
tutti sono colpevoli, nessuno lo è davvero”. Il secondo motivo è dovuto al
perdurare della “peggiocrazia”, sopravvissuta “distribuendo piccoli privilegi a
destra e a sinistra”.
Il sistema capitalistico inquinato e corrotto dalla mancanza
di etica, di valori è un pericolo per tutti.
La meritocrazia è la soluzione sia in economia che in
politica, ecco perché Zingales manifesta la sua assoluta fiducia nel meccanismo
del mercato, controllato da regole certe, chiare e trasparenti, per ridare a
questo sistema economico, e all’Italia, il suo merito di essere il sistema
migliore per far crescere materialmente e moralmente le persone.
Condivisibile la tesi sulla credibilità del capitalismo se
fondato su basi morali, etiche, ma allora la domanda principale diventa: quale
morale? Chi stabilisce le regole? Su quali basi fondarle?
Allora vogliamo filosofi morali che diventano economisti,
come il ‘vecchio’ Adam Smith, per non trovarci a parlare dopo i disastri degli
economisti con i filosofi morali e constatare ancora una volta che le crisi
economiche provengono innanzitutto da crisi etiche e valoriali. Non possiamo
illuderci che “Questa volta è diverso” come provocatoriamente hanno intitolato
il loro poderoso testo gli economisti americani di Harvard Kenneth S. Rogoff e
Carmen M. Reinhart.
giovedì 6 dicembre 2012
Corruzione Italia: nove punti per fermare il declino
L’Italia si distingue ancora negativamente nel nuovo
rapporto CPI 2012,
l’indice di Transparency International che misura la percezione della corruzione
nel settore pubblico e politico a livello globale - da quest’anno rinnovato
nella metodologia, più solida e certa: Italia al 72° posto su 174 con un
punteggio di 42 su 100. Come si
legge nel comunicato stampa “anche quest’anno dunque l’Italia
rimane in fondo alla classifica europea della trasparenza, accompagnata da
Bulgaria e Grecia, con un voto ben lontano dalla sufficienza e soprattutto dai
Paesi ritenuti più etici: Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda (tutti e tre con
un voto di 90/100).
Corruzione, opacità, scarsi livelli di integrità, uniti a
deboli sistemi di controllo e valutazione non comportano “solamente” una
mancanza di moralità ed eticità nella governance del Paese, ma hanno un
impatto negativo devastante sull’economica e la credibilità dell’intero sistema
Paese: la Corte dei Conti ha stimato che ogni punto in meno nel CPI pesa in
maniera grave sugli investimenti esteri, che fuggono anche a causa dell’indeterminatezza
e opacità delle regole. Nell’ultimo rapporto del 2012 la Corte ha inoltre
denunciato come la corruzione sia in grado di far lievitare i prezzi delle
grandi opere pubbliche fino al 40% in più”.
1-
Definire
la responsabilità giuridica dei partiti, più rigoroso profilo rispetto a quello
già previsto dalla legge n.6 luglio del 2012.
2-
Totale
trasparenza dei finanziamenti privati e dei rimborsi pubblici
3-
Adozione
di sistemi di controllo interni efficaci e indipendenti
4-
Codici
di condotta e sistemi di sanzionatori interni
5-
Definizione del numero massimo di mandati,
massimo 2-3
6-
Pubblicità dei redditi e dei CV dei
candidati
7-
Obbligo di gratuità per eventuali consulenze
8-
Inibizione per i parenti a trattare con la
PA
9-
Cumulo di incarichi
Seconda la presidente di Transparency International Italia
M. T. Brassiolo “Il Governo presente e quelli futuri dovranno mantenere
l’anticorruzione in cima alla loro agenda politica: non siamo solo noi addetti
del mestiere a richiederlo, ma i cittadini e le imprese che non ne possono più
di veder distrutto il frutto del loro lavoro per corruzione o negligenza
nell’uso delle risorse pubbliche”.
I cittadini, pur mostrando una sfiducia dilagante
nell’operato della politica e, in particolar modo, dei partiti, richiedono allo
stesso tempo un rinnovato impegno per riformare e modernizzare il Paese sui
pilastri della legalità, della trasparenza e della responsabilità. Del Monte,
project officer di TI-Italia, sottolinea come “i cittadini si sentano chiamati
in causa e vogliono essere protagonisti del cambiamento. La loro partecipazione
non può essere limitata al solo momento elettorale, ma può e deve diventare più
incisiva e costante, anche grazie ai nuovi impegni in materia di governo
aperto assunti dal nostro Paese”.
Le regole etiche alle quali Transparency International
Italia intende chiedere l'adesione dei futuri candidati alle elezioni politiche
regionali, nazionali ed europee si inseriscono in un processo di costruzione di
una classe politica europea già in atto: "Dall'Unione Europea - osserva
Nicoletta Parisi - proviene la richiesta di standard elevati di democrazia
interna dei partiti, di responsabilità, di trasparenza, di condivisione dei
valori dello Stato di diritto”.
Anche il sondaggio svolto internamente da TI-Italia fra i
suoi soci e sostenitori conferma il giudizio negativo del CPI su settore
pubblico e classe politica, sicuramente enfatizzato dai molti recenti scandali.
Ritorna tuttavia un dato importante e per noi positivo: i cittadini si sentono
protagonisti del contrasto alla corruzione. Che sia la sfiducia nelle
istituzioni o un ritrovato senso civico, alla domanda su chi debba essere il
leader della lotta alla corruzione, quasi il 30% risponde i Cittadini; seguono
il Governo (25%) e, molto distante, la Magistratura (14%).
domenica 2 dicembre 2012
Renzo Rosso di Diesel: una fondazione per l'Africa
Ho avuto la fortuna di incontrare Renzo Rosso, il 'mitico' fondatore della Diesel, colozzo mondiale dei jeans e dell'abbigliamento. Mi ha ospitato nel suo bellissimo studio della sede di Breganze, mettendomi a mio agio immediatamente. E' un tipo davvero semplice, alla mano, molto intelligente e 'svelto'. A ragione guida una delle migliori aziende italiane e un classico esempio di veneto-vicentino che è partito dal nulla per diventare un leader mondiale.
Ho presentato il mio progetto-intervista alla Confindustria Vicenza, con la sua rivista "Industria vicentina", e ho realizzato questa estate l'intervista qui di seguito.
In quella occasione stavano presentando ai dipendenti interni la stagione autunno-inverno...ma ho solo potuto dare una sbirciatina senza approfondire le novità.
Mi hanno accolto alla grande e anche fatto un giro per la nuova sede, totalmente ecosostenibile e 'green', in mezzo al verde e alla luce.
La trovate sul numero 2 di Luglio 2012.
Qui di seguito un assaggio...
Ho presentato il mio progetto-intervista alla Confindustria Vicenza, con la sua rivista "Industria vicentina", e ho realizzato questa estate l'intervista qui di seguito.
In quella occasione stavano presentando ai dipendenti interni la stagione autunno-inverno...ma ho solo potuto dare una sbirciatina senza approfondire le novità.
Mi hanno accolto alla grande e anche fatto un giro per la nuova sede, totalmente ecosostenibile e 'green', in mezzo al verde e alla luce.
La trovate sul numero 2 di Luglio 2012.
Qui di seguito un assaggio...
Le aziende che producono ricchezza devono redistribuire i loro profitti anche in ambito sociale, non solo nel proprio business. Credo che debbano restituire al territorio quello che in qualche
modo ricevono”. La originalità e il pragmatismo di Renzo Rosso, il fondatore della Diesel, si dimostra anche nella visione chiara del “fare affari”. La sua idea nasce da un radicamento nel territorio e nella più genuina tradizione artigianale e culturale veneta, per cui quello che si riceve bisogna restituirlo e quello che si ottiene con fatica e assiduo lavoro non ci appartiene in tutto e per tutto, va in qualche modo condiviso e restituito. Per questo spirito di attenzione e sensibilità al sociale
senza tante formalità e alchimie burocratiche, il
vulcanico Renzo Rosso ha deciso di creare una
fondazione che raccoglie parte dei proventi
economici della Diesel e degli altri brand del
gruppo per farli confluire nella fondazione
Only the brave
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A Vicenza, Confindustria e Cisl convergono
L'altra sera ho moderato una interessantissima tavola rotonda in occasione della Formazione alla Cittadinanza Resposanbile di Thiene, sul tema "Quale lavoro per i giovani?Prospettive per creare lavoro", tra Giorgio Xoccato, vicepresidente di Confindustria Vicenza e Gianfranco Refosco, segretario generale di Cisl Vicenza.
Hanno iniziato il dibattito presentando alcuni dati, più o meno noti, della difficile situazione occupazionale dei giovani. In Italia abbiamo il 36% di disoccuapzione, anche se in Veneto si parla di valori molto più bassi. Ancora oggi in Veneto il tasso di disoccupazione è di circa il 5-6% rispetto alla media nazionale del 10-11%. Nonostante questo nella nostra regione nel 2012, ha riferito Refosco, hanno chiuso 3580 piccole aziende (sotto i 15 dipendenti), rispetto alle 3200 del 2011.
Anche Xoccato ha confermato i dati negativi, ma entrambi hanno sottolineato importanti conmvergenze sulle politiche del lavoro. "Oggi dobbiamo lavorare insieme per cercare e trovare nuove soluzioni".
Refosco ha invitato a pensare 'oltre la crisi' e ha elencato alcune idee su cui lavorare:
- migliorare il percorso scuoila-lavoro,
- sostenere le forme di apprendistato,
- valorizzare il territorio, come fucina di imprese e laboratorio di strt up,
- pensare strumenti com il patto provinciale sul lavoro,
- inventare flessibilità di orario di lavoro per favorire nuove assunzioni,
Xoccato ha sottolineato il "nostro nanismo imprenditoriale" che nel passato ha dato molti frutti ma ora bisogna ripensarlo, creare un "sistema paese per l'internazionalizzazione".
Entrambi hanno sottolineato l'importanza di premiare il merito dei lavoratori.
Una soluzione, iniziata con il nuovo Accordo sulla produttività, è quello di "abbassare la quota di salario fisso e rendere elestica la parte aggiuntiva legata ai risultati, alla produttività, trovando, però, un accordo obiettivo di valutazione, altrimenti si rischia la strumentalizzazione e la soggettività dei cirteri di premiazione".
Hanno iniziato il dibattito presentando alcuni dati, più o meno noti, della difficile situazione occupazionale dei giovani. In Italia abbiamo il 36% di disoccuapzione, anche se in Veneto si parla di valori molto più bassi. Ancora oggi in Veneto il tasso di disoccupazione è di circa il 5-6% rispetto alla media nazionale del 10-11%. Nonostante questo nella nostra regione nel 2012, ha riferito Refosco, hanno chiuso 3580 piccole aziende (sotto i 15 dipendenti), rispetto alle 3200 del 2011.
Anche Xoccato ha confermato i dati negativi, ma entrambi hanno sottolineato importanti conmvergenze sulle politiche del lavoro. "Oggi dobbiamo lavorare insieme per cercare e trovare nuove soluzioni".
Refosco ha invitato a pensare 'oltre la crisi' e ha elencato alcune idee su cui lavorare:
- migliorare il percorso scuoila-lavoro,
- sostenere le forme di apprendistato,
- valorizzare il territorio, come fucina di imprese e laboratorio di strt up,
- pensare strumenti com il patto provinciale sul lavoro,
- inventare flessibilità di orario di lavoro per favorire nuove assunzioni,
Xoccato ha sottolineato il "nostro nanismo imprenditoriale" che nel passato ha dato molti frutti ma ora bisogna ripensarlo, creare un "sistema paese per l'internazionalizzazione".
Entrambi hanno sottolineato l'importanza di premiare il merito dei lavoratori.
Una soluzione, iniziata con il nuovo Accordo sulla produttività, è quello di "abbassare la quota di salario fisso e rendere elestica la parte aggiuntiva legata ai risultati, alla produttività, trovando, però, un accordo obiettivo di valutazione, altrimenti si rischia la strumentalizzazione e la soggettività dei cirteri di premiazione".
mercoledì 13 giugno 2012
Anticorruzione: l'Italia ha ancora paura di essere credibile e onesta?
Franco NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione ha detto ieri, davanti all'assemblea della camera, che "l'Italia ha sottoscritto la Convenzione del Consiglio d'Europa già il 27 gennaio 1999, ma nessun Governo ha poi dato seguito alla ratifica". Anche se lo scorso 14 marzo è stao approvarto in Senato la ratifica e l'esecuzione della Convenzione, ma non è ancora legge. E' già abbastanza triste sentire dire queste cose. Sembra che combattere la corruzione nel nostro Paese sia troppo rischioso, si vadano a ledere interessi di parte. Molto meglio lasciare languire una società civile sotto i colpi meschini di affaristi e 'furbetti' che fanno della stretto spazio tra illegalità e legalità il loro ambiente vitale. Sempre Narducci ha sottolineato che questa Convenzione è "strumento ambizioso, volto a coordinare la penalizzazione di un gran numero di pratiche di corruzione, di cui l'Italia ha senz'altro grande bisogno e da cui potrebbe trarre profitto la tutela della legalità a tutti i livelli".
il primo passo al Senato è stato compiuto ma la strada e i veti incrociati da parte di alcune forze politiche, soprattutto del PdL, non farebbero ben sperare. Solo la determinazione del ministro Paola Severino, sembrano dare una certezza dei tempi e del contenuto.
L'articolo 10 sulla ineleggibilità è un nervo scoperto che suscita l'oposizone di chi? di chi ha paura dell'onestà? di chi ha paura di essere onesto e trasparente?
Ma occorreva la fiducia per fare approvare un testo che ci mette su una buona strada per la correttezza dei ruoli e dei rapporti tra istituzioni e privati, per dare credibilità al paese ed attirare gli investitori stranieri?
il primo passo al Senato è stato compiuto ma la strada e i veti incrociati da parte di alcune forze politiche, soprattutto del PdL, non farebbero ben sperare. Solo la determinazione del ministro Paola Severino, sembrano dare una certezza dei tempi e del contenuto.
L'articolo 10 sulla ineleggibilità è un nervo scoperto che suscita l'oposizone di chi? di chi ha paura dell'onestà? di chi ha paura di essere onesto e trasparente?
Ma occorreva la fiducia per fare approvare un testo che ci mette su una buona strada per la correttezza dei ruoli e dei rapporti tra istituzioni e privati, per dare credibilità al paese ed attirare gli investitori stranieri?
giovedì 7 giugno 2012
Basta con la vecchia politica.....
Ennesimo 'colpo basso' della buona vecchia politica!!difesa ad oltranza del deputato di turno (in questo caso De Gregorio) e spartizione delle cariceh alle autorità di garanzia.
La giustificazione è che "la politca deve essere autonoma", ma autonomia non signifca coprire le schifezze più offensive del merito e della trasprenza. Perchè nessun buon politico, neanche quelli che applaudono ogni volta che papa Benedetto XVI o il cardinale Bagnasco chiede 'politici impegnati e onesti', neanche quei cattolici che amano farsi belli delle amicizie in vaticano, o nei salotti della Roma papalina.
Tutti sono a gridare contro Grillo e i grillini....ma nessuno fa nulla per dare segni di vera novità e svolta verso una politica di bene comune.
La giustificazione è che "la politca deve essere autonoma", ma autonomia non signifca coprire le schifezze più offensive del merito e della trasprenza. Perchè nessun buon politico, neanche quelli che applaudono ogni volta che papa Benedetto XVI o il cardinale Bagnasco chiede 'politici impegnati e onesti', neanche quei cattolici che amano farsi belli delle amicizie in vaticano, o nei salotti della Roma papalina.
Tutti sono a gridare contro Grillo e i grillini....ma nessuno fa nulla per dare segni di vera novità e svolta verso una politica di bene comune.
lunedì 4 giugno 2012
Basta col vecchio nel PdL, è ora di cambiare!
Ho deciso di cambiare stile e condividere le mie personalissime opinioni (e per questo molto opinabili) sulle cose e le persone che incontro, conosco, ascolto.
Ho letto sul blog del PdL di Vicenza, che c'è stato un incontro nella capitale per il futuro del PdL.
Io peson che il partito di Berlusconi debba essere 'rifondato' e non solo rinnovato.
Mi sono sempre ritrovato nel centro destra moderato, ma ora hanno perso la più elementare credibilità politica (oltre che personale in alcuni casi).
La scuola del PdL di Roma che ho frequentato l'anno scorso mi ha fatto conoscere tante perosne e idee molto interessanti, che ora non ritrovo più.
I vertici hanno perso 'contatto' con la realtà della gente, del popolo. E la sovranità del popolo non va sbandierata solo quando fa comodo; ora il popolo, dove la terribile 'debacle' delle amministrative2012, ha chiesto di CAMBIARE!!!non dare una spolveratina, ma voltare pagina sul modo di fare politica e di chi fa politica.
Ho letto sul blog del PdL di Vicenza, che c'è stato un incontro nella capitale per il futuro del PdL.
Io peson che il partito di Berlusconi debba essere 'rifondato' e non solo rinnovato.
Mi sono sempre ritrovato nel centro destra moderato, ma ora hanno perso la più elementare credibilità politica (oltre che personale in alcuni casi).
La scuola del PdL di Roma che ho frequentato l'anno scorso mi ha fatto conoscere tante perosne e idee molto interessanti, che ora non ritrovo più.
I vertici hanno perso 'contatto' con la realtà della gente, del popolo. E la sovranità del popolo non va sbandierata solo quando fa comodo; ora il popolo, dove la terribile 'debacle' delle amministrative2012, ha chiesto di CAMBIARE!!!non dare una spolveratina, ma voltare pagina sul modo di fare politica e di chi fa politica.
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giovedì 16 febbraio 2012
Mario Monti ottiene l'appoggio di Obama
Mario Monti è tornato ancora più forte dopo il suo viaggio negli Stati Uniti. Ha incassato un fondamentale appoggio per la sua azione politica in Italia dal Presidente Barack Obama e da tanti altri esponenti della finanza e dell’economia americana. Ci teneva ad avere il sostegno della nazione più potente del mondo e del centro economico-finanziario del globo. Monti sta lottando con tenacia e abilità a far recuperare all’Italia la credibilità perduta in questi ultimi anni. non è certo colpa solo di Berlusconi, ma di decenni di inutile spesa pubblica, di sprechi dello Stato, di lentezza burocratica, di ingerenza dello stato nel mercato che hanno progressivamente appesantito il debito pubblico e rallentato la crescita economica. Ora non solo l’Italia ha un valido leader ma anche l’Europa, come ha indicato e auspicato la copertina del Time, http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,2106512,00.html . La sua fama e il suo prestigio sono stati riconosciuti dallo stesso presidente Barack Obama alla Casa Bianca http://topics.nytimes.com/top/news/international/countriesandterritories/italy/index.html ma anche degli uffici di Wall Street http://online.wsj.com/article/SB10001424052970203315804577209341047730830.html .
In pochi mesi, circa tre, ha saputo dare una sferzata alla vita politica, economica e sociale del nostro paese. L’azione del suo governo, maturata con il corale consenso degli altri ministri che hanno lavorato con organicità e sinergia, sta cambiando l’Italia. Gli italiani si stanno abituando a fatica ad avere un governo che decide in tempi brevi e con assoluta competenza le azioni da realizzare. È vero che è un governo tecnico, nel senso che no è stato votato dai cittadini, ma è stato chiamato proprio per sistemare la drammatica e grave situazione economica e politica del paese. Le liti e i veti incrociati delle lobby hanno bloccato l’Italia.
La speculazione finanziaria ha puntato su di noi fin da questa estate aumentando progressivamente gli attacchi fino a portare al 7% gli interessi sui btp decennali e lo spread su quello tedesco oltre i 500 punti, una soglia fortemente critica vicina al default nazionale. Già l’ambasciatore americano David Thorne aveva speso parole di elogio per «l'azione del Governo Monti, che in pochi mesi ha messo in atto misure importanti per riportare i conti pubblici sotto controllo» e si è augurato che in tutta l'Europa «si creino le premesse per la crescita, perché l'austerity da sola non basta». http://24o.it/12agE1.
L’Italia ha una grande storia e una grande responsabilità nel portare avanti con fermezza l’ambizioso progetto dell’Unione Europea. La storia non è ancora compiuta perché, come disse Cavour nel 1870, “dopo aver fatto l’Italia occorre fare gli italiani”. Qualcosa di serio sta avvenendo. Ci sono segnali di una atteggiamento di verso la corruzione, la necessità civica di pagare le tasse, di cercare il merito nella carriera lavorativa e competenza nella professione.
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