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lunedì 17 ottobre 2011

Giornata mondiale contro la fame: Governi manchevoli

"Anche se gli obiettivi di sviluppo del millennio venissero raggiunti per il 2015, nei paesi in via di sviluppo rimarrebbero comunque circa 600 milioni di persone sottonutrite.  E che 600 milioni di persone soffrano di fame cronica non è mai accettabile". E' quanto emerge dal nuovo rapporto 2011 sulla situazione della fame nel mondo, pubblicato dalla FAO,dal titolo  The State of Food Insecurity in the World  . In occasione della Giornata Mondiale contro la fame l'agenzia delle Nazioni Unite sottolinea che "l'intera comunità internazionale deve agire oggi ed agire in modo efficace per mettere al bando l'insicurezza alimentare dal pianeta".
Come si legge nel loro comunicato stampa "i Governi devono garantire un contesto normativo trasparente e sicuro, un contesto che promuova gli investimenti privati e faccia incrementare la produttività agricola.  Dobbiamo ridurre lo spreco di cibo nei paesi sviluppati con l'informazione e con politiche adeguate, e ridurre le perdite nei paesi in via di sviluppo con investimenti lungo tutta la catena alimentare, specialmente nella fase del dopo raccolto e della trasformazione alimentare.  Una gestione più sostenibile delle nostre risorse naturali, delle foreste e del patrimonio ittico è cruciale per la sicurezza alimentare dei più poveri".
Il tema di quest'anno è stato la volatilità dei prezzi alimentari, la quale "rende i piccoli contadini e i consumatori poveri sempre più vulnerabili ed esposti alla povertà, perchè alterazioni dei prezzi di breve periodo possono avere un impatto di lungo termine sullo sviluppo.  Un calo del reddito dovuto alle fluttuazioni dei prezzi, che causa un minor consumo di alimenti, può far ridurre l'assunzione di elementi nutritivi, chiave per i bambini durante i primi 1000 giorni dal concepimento, portando ad una riduzione permanente della loro futura capacità di guadagnarsi da vivere ed una maggiore probabilità di povertà nel futuro, con effetti negativi sull'intera economia".

Ma l'altalena dei prezzi, continua il rapporto, "ha colpito i paesi, le popolazioni e le famiglie in modo assai diverso.  I più esposti sono stati i poveri e gli indigenti, particolarmente in Africa, dove il numero delle persone sottonutrite è salito dell'8 per cento tra il 2007 ed il 2008, mentre in Asia è rimasto pressoché costante".

Contemporaneamente, occorrono reti di protezione sociale mirate ad alleviare l'insicurezza alimentare nel breve periodo, che devono essere programmate in anticipo, d'intesa con le popolazioni più vulnerabili.

Il rapporto sottolinea che gli investimenti in agricoltura rimangono l'elemento essenziale per una sicurezza alimentare duratura.  I settori chiave verso cui dirigere questi investimenti sono l'irrigazione, migliori pratiche di gestione della terra e lo sviluppo di sementi di migliore qualità mediante la ricerca agricola.

Insieme ad un incremento degli investimenti, una maggiore prevedibilità delle politiche ed una generale apertura al commercio sono strategie più efficaci rispetto ad altre come il divieto alle esportazioni, rileva il rapporto.  Politiche commerciali restrittive possono proteggere i prezzi nazionali dalle fluttuazioni dei prezzi internazionali, ma tali restrizioni spesso aumentano la vulnerabilità della produzione nazionale a possibili shock, non riuscendo così a ridurre la volatilità dei prezzi a livello nazionale.  Misure commerciali restrittive inoltre rischiano di far aumentare la volatilità ed i prezzi sui mercati internazionali.

La migliore stima della FAO sul numero delle persone che soffrono la fame rimane per il 2010 quella di 925 milioni di persone, mentre per il periodo 2006-2008 era di 850 milioni

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